Sull’isola del Giglio ci sono ben 62,4 ettari di aree forestali interessate da impianti artificiali di conifere. Si tratta di rimboschimenti che sono stati eseguiti nel secondo dopoguerra in corrispondenza di aree denudate da pascolo e incendi (vd. fig 1). Si concentrano nel settore centro settentrionale dell’isola e sono caratterizzate sostanzialmente da tre specie: Pinus Pinea, Pinus Pinaster, Pinus halepensis. Queste conifere hanno la tendenza a diffondersi negli ambienti naturali sostituendo le specie autoctone ed impoverendo il sottobosco.
Favorire il processo di naturalizzazione delle pinete dovrebbe avere conseguenze positive per i boschi a dominanza di leccio (l’habitat interesse comunitario n. 9340 “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia”), considerati le formazioni climax della vegetazione forestale dell’isola, ovvero lo stadio finale dell’evoluzione di questi ecosistemi mediterranei.
Gli interventi sulle pinete saranno effettuati su circa 4,7 ettari localizzati nella parte centrale dell’isola e si collocano tutte lungo il crinale che da Giglio Castello a circa 400 m slm si estende verso sud, prima verso Poggio delle Serre 452 m slm, poi sulla sommità di Poggio della Mandria dei Bovi (468 m slm), poi su quelli di Poggio della Chiusa (485 m slm) fino ad occupare la parte dei suoi versanti meridionali e occidentali. (vd. Fig. 2)
L’intervento si basa su tagli selvicolturali utili a ripristinare le condizioni ecologiche che favoriscono il leccio e le essenze della macchia mediterranea; il tipo e l’intensità del taglio dipenderanno principalmente dalle condizioni di evoluzione dei soprassuoli, agendo con minore intensità e maggiore gradualità ove non si abbia ancora l’insediamento di specie locali e aumentando l’intensità di prelievo in relazione alla crescente presenza, densità e sviluppo di strati di rinnovazione.