Giglio Campese 002

F.A.Q.

Cosa significa habitat?

Gli habitat naturali sono definiti dalla Direttiva 92/43/CEE come: “zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali”. Essi sono delle zone con determinate caratteristiche fisiche e ambientali in cui vivono determinate specie animali e vegetali.

Esistono moltissimi tipi di habitat, molti dei quali molto fragili e minacciati dall’uomo, che hanno bisogno quindi di essere protetti per continuare ad esistere.

La Direttiva Habitat dell’Unione Europea (92/43/CEE) protegge gli habitat a rischio attraverso l’istituzione di ZSC, Zone Speciali di Conservazione, cioè delle aree in cui gli habitat sono protetti attivamente. Queste zone fanno parte di una rete più ampia di aree protette chiamata “Natura 2000”.

Quali sono gli habitat in pericolo presenti sull’isola del Giglio?

Gli habitat in pericolo sull’isola del giglio sono

  • Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. Endemici (1240);
  •  Stagni temporanei mediterranei (3170*);
  • Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes spp. (3120);
  • Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere (5320);
  •  Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea (6220*);
  •  Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica (8220);
  • Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia (9340);
  •  Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici (9540).

Gli habitat in grassetto (1240, 3120, 3170*, 9340) sono in sfavorevole stato di conservazione, costituiranno quindi gli elementi portanti della comunicazione.

Cos’è una specie autoctona?

È una specie naturalmente presente in una determinata area geografica nella quale si è originata o è giunta senza l’intervento diretto (intenzionale o accidentale) dell’uomo.

Cos’è una specie para-autoctona?

È una specie che, pur non essendo originaria di una determinata area geografica, vi sia giunta per intervento diretto intenzionale o involontario dell’uomo e quindi naturalizzate in un periodo storico antico (anteriormente al 1500 DC).

Cos’è una specie alloctona?

È una specie che non appartiene alla fauna o alla flora originaria di una determinata area geografica ma che vi è giunta per l’intervento diretto (intenzionale o accidentale) dell’uomo.

Cos’è una specie alloctona invasiva?

È una specie che giunge per opera dell’uomo (accidentale o intenzionale) in un’area dove non è  naturalmente presente e la cui espansione rappresenta una minaccia per la diversità biologica.

Quali sono le possibili cause di introduzione di specie alloctone?

In Italia la presenza di specie esotiche in natura può essere ricondotta essenzialmente a tre fattori principali: introduzioni accidentali, introduzioni operate con il fine di ottenere popolazioni naturalizzate, fuga di specie importate per il mantenimento in cattività. Relativamente a quest’ultimo caso, alcune specie sono state introdotte in Italia  con lo scopo di creare allevamenti per produzione di carne o pellicce , altre importate a fini ornamentali o amatoriali e quindi rilasciate volontariamente in natura o sfuggite accidentalmente alla cattività. Altre specie vengo introdotte a fini venatori e in questo caso gli animali vengono immessi volontariamente in natura, talvolta con il rilascio di ingenti quantitativi di soggetti. Talora si tratta di taxa strettamente affini a specie autoctone, per cui si può determinare il rischio di inquinamento genetico delle popolazioni locali. Un’ulteriore categoria di specie alloctone, infine, è quella costituita da taxa introdotti in origine in aree esterne ai confini italiani ed in seguito giunte autonomamente all’interno del nostro Paese (introduzione secondaria).

Dov’è possibile trovare informazioni sulle specie alloctone?

Di seguito alcuni link dove è possibile reperire informazioni:
https://www.eea.europa.eu/themes/biodiversity

http://www.cbd.int/invasive/

http://www.isprambiente.gov.it/it

http://www.minambiente.it/

http://www.issg.org/

Qual è la normativa di riferimento?

L’introduzione di specie alloctone è regolamentata da:

  • L. 6-12-1991 n.394. Legge quadro sulle aree protette che vieta l’introduzione di specie estranee, vegetali o animali, che possano alterare l’equilibrio naturale nei Parchi e Riserve.
  • Legge 11 febbraio 1992 n. 157. L’art. 20 prescrive che l’importazione di fauna dall’estero a fini di rilascio in natura possa essere autorizzata solo in caso di specie autoctone per l’Italia.
  • Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357. Il regolamento disciplina  le procedure per l’adozione delle misure previste dalla direttiva “Habitat”, ai fini della salvaguardia della biodiversità. Il DPR 357/97 è stato successivamente modificato e integrato dal DPR 120/03. L’art. 5 richiede per ogni intervento che preveda rischi di introduzione in natura di specie alloctone una specifica autorizzazione da parte degli enti di gestione dei siti di importanza comunitaria basata su una valutazione di incidenza.

Quali sono il luogo di origine, l’attuale distribuzione e le caratteristiche ecologiche del Muflone?

Il muflone è un ungulato di montagna proveniente dal Medio Oriente e trasportato dall’uomo in Sardegna circa 6000 anni fa. Dopo aver trascorso molti secoli in Sardegna, dove ha dato origina anche a popolazioni selvatiche, questa specie arriva anche in Corsica e  a partire dalla fine del 1700 viene portata sulla terraferma e introdotta in Italia continentale e in molte nazioni europee ed extraeuropee.

In Italia troviamo il muflone nella sua area di origine “storica”, la Sardegna, con circa 6000 capi sparsi per l’Isola sarda e anche sull’Isola Asinara. La specie presente anche su Isole minori come l’Elba, Capraia, Isola del Giglio, nonché su ampie aree collinari dell’Italia centrale, sugli Appennini e sulle Alpi.

E’ specie estremamente adattabile dal punto di vista alimentare ed è considerato un “super ruminante pascolatore”. Non è molto esigente, è rustico e frugale, con un regime alimentare che varia in funzione della zona e della stagione. è considerato inoltre un “opportunista ecologico”, perché si ciba delle specie più abbondanti, utilizzando anche quelle non gradite dagli altri ungulati. Si nutre principalmente di piante erbacee, graminacee e leguminose, ma non disdegna foglie, arbusti, bacche, frutti, ghiande, funghi e persino licheni.

Il muflone è un animale che si adatta a diverse tipologie di ambienti, preferendo però aree boschive con vegetazione non troppo densa e ricca di sottobosco, nel quale trova risorse alimentari. Predilige boschi di leccio, quercia e faggio per la produttività di ghiande e faggiole. Un importante fattore di riparo dai predatori è costituito da rocce affioranti e dirupi scoscesi sui quali questo animale si muove con facilità. Il predatore di questa specie è principalmente il lupo, presente in Italia ed Europa continentale, ma assente sulle isole.

Quali sono il luogo di origine, l’attuale distribuzione e le caratteristiche ecologiche del Coniglio selvatico?

Inizialmente il coniglio selvatico era diffuso in tutta Europa, ma dopo l’ultima glaciazione la sua distribuzione si è ridotta drasticamente, limitandosi all’area mediterranea di Francia e Spagna e ai Monti dell’Atlante. Gli antichi romani provvidero a introdurre questi animali in Europa centrale e in numerose isole (Baleari, Creta, Cipro, Sardegna, Corsica, Azzorre, Madera etc.). Oggi il coniglio selvatico è presente in tutte le isole italiane e, in maniera frammentata, anche in Italia continentale.

Ama gli ambienti aperti, con clima secco e mite, ad altitudine non troppo elevata. Il suolo che preferisce dev’essere soffice o sabbioso, in modo da permettere all’animale di scavarsi la tana. Un tempo i conigli selvatici si spostavano nelle aree rurali, dove il suolo appena arato era agevolmente colonizzabile. Con l’avvento della moderna aratura meccanica questi animali hanno abbandonato quasi del tutto le aree coltivate.

Sono animali principalmente notturni e vivono in gruppi la cui grandezza dipende dalla disponibilità di cibo (in media, una colonia è composta da una decina di individui). Ciascuna colonia vive in un territorio di circa quattro ettari.

Sono animali erbivori che si nutrono di una vasta gamma di materiali vegetali, dall’erba alle foglie alle radici.